Ci sono momenti nella vita in cui occorre stare fermi, non fare niente, non muovere un dito. Ci sono attimi in cui occorre non precipitare la situazione e non risolvere un problema, una relazione, una questione. Talvolta occorre stare semplicemente fermi, attendendo che il tempo faccia la sua parte e il nodo si sciolga naturalmente.
La tentazione di muoversi, di parlare, di fare un passo in una qualunque direzione è fortissima. È come un gesto irriflesso che istiga al movimento, all’azione e alla soluzione. Ed invece comprendi bene che ogni parola ed ogni gesto sarebbero inopportuni e prematuri. Non serve nulla, solo stare fermi ed aspettare, attendere che le cose maturino da sé.
È davvero uno sforzo di volontà quello che ci viene chiesto: non è naturale, non è pacifico vedere scorrere il tempo e lasciare che le cose semplicemente vadano, senza che si possa far niente. La seduzione dell’azione è talmente prepotente che fa nascere sensi di colpa, dubbi, perplessità, interrogativi vari… eppure se osservi il problema con un minimo di logica comprendi bene che stare fermo è la sola opzione possibile, l’unica opportunità perché le cose trovino una loro dimensione.
Ci sono legami, situazioni, circostanze, ambienti, problemi che esigono, dolorosamente, la nostra astensione; che non è rinuncia o sconfitta ma solo attesa e pazienza. Dobbiamo imparare a lasciar andare, a dare tempo alle cose, a lasciar loro modo di cambiare, di crescere, di evolvere, anche quando questa attesa chiede sacrificio ed autocontrollo.
Occorre mollare la presa, guardare con un poco di distacco il mondo e lasciare al frutto il suo tempo: per maturare secondo i suoi ritmi o per marcire irrimediabilmente.