Bum ha i piedi bruciati

Bum è un piccolo peluche marrone, uno scimpanzè dai piedi bruciati. Bum è quel piccolo filo rosso che lega il racconto dell’attore protagonista con la vicenda personale e civile di Giovanni Falcone. L’interrogativo sul perché Bum abbia i piedi bruciati accompagna lo spettatore attraverso la narrazione intensa e convincente di Dario Leone, autore e interprete di “Bum ha i piedi bruciati”, monologo teatrale, ultima fatica dell’attore lodigiano, sulla vita e l’opera del magistrato siciliano ucciso dalla mafia.

Dario Leone conduce lo spettatore in un viaggio affascinante, a tratti commuovente, in altri rabbioso, attraverso gli eventi, gli incontri, i successi e le sconfitte di Giovanni Falcone e del pool di magistrati che con lui si sono resi protagonisti di uno dei momenti apicali delle lotta alla criminalità organizzata nel nostro Paese.

L’autore offre un squarcio realistico e affidabile di quei giorni, quasi una asciutta indagine giornalistica capace di mettere in evidenza il contesto siciliano del tempo, la rete di connivenza che garantiva vigore ed influenza alla rete malavitosa, così come l’innovativo approccio investigativo e di contrasto alle mafie “inventato” dal magistrato siciliano.

Il racconto “nudo” dei fatti è accompagnato, o forse sarebbe meglio dire animato, da continue incursioni nella vita privata e personale di Falcone: la sua gioventù, gli affetti, le passioni giovanili, le amicizie, l’amore per il mare e per la sua terra, le delusioni e l’isolamento di cui è stato vittima. Le parole appassionate e potenti di Leone restituiscono un Giovanni a tutto tondo: uomo, marito, magistrato, amico, uomo delle istituzioni e servitore dello Stato, cercatore di giustizia e investigatore fine ed acuto.

Dario sa coinvolgere lo spettatore in una densa maratona di parole, gesti, musiche ed immagini, in uno spettacolo che, sebbene recitato da un solo attore, non perde efficacia e trasporto. La scenografia essenziale, le immagini e le musiche proiettate sui pannelli,  i gesti misurati ma sapientemente ricercati e studiati, gli inserimenti di musiche e video sanno rendere il clima di quegli anni, tra Totò Schillaci e Maradona, il pool antimafia ed il maxi-processo alla cupola mafiosa.

C’è un filo che cuce insieme questo intenso spettacolo: la passione civile, l’impegno generoso, il desiderio di giustizia ed il sentimento viscerale per il bene comune, che emergono dalla vicenda personale e civile di Giovanni Falcone e dalla parole intense di Dario Leone. Dario sa testimoniare un amore per la giustizia, un senso dell’etica comune, una responsabilità per le vittime della storia che trovano il loro punto sorgivo nella vicenda di Giovanni Falcone ma che l’attore fa proprio, come creando una eco fedele e veritiera, convinta e assolutamente personale.

C’è un coraggio civico che anima questa piece teatrale, il gusto della lotta, della denuncia, l’ardire di non voltare lo sguardo altrove ma di guardare in faccia la crudeltà della vita, le sacche di ingiustizia e violenza che ancora la abitano ed il coraggio di alcuni eroi laici che, ancora oggi, dopo molti anni dal loro assassinio, sanno interrogare le coscienze e smuovere gli animi.


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